La storia delle Americhe è probabilmente una delle più studiate e controverse, piena di incongnite che riguardano non tanto l'era moderna, quanto le epoche che precedettero la scoperta di queste terre da parte dei popoli europei del 1400. I ritrovamenti, infatti, mostrano come all'incirca 11.700anni fa, nel corso del primo Pleistocene, buona parte delle terre oggi conosciute come America fossero abitate da una popolazione primitiva, alla quale, molto probabilmente si sostituirono alcuni popoli invasori provenineti dall'Asia. Gli studiosi, difatti, ritengono possibile che alcuni popoli asiatici fossero stati in grado di giungere nelle sonosciute terre delle Americhe attraverso lo stretto di Bering e che, da qui, fossero dunque partiti alla conquista di tutto il territorio americano spingendosi fino all'estremo sud. Queste popolazioni avrebbero poi dato vita alle cosiddette civiltà precolombiane: floride popolazioni che abitarono le terre americane fino all'arrivo dei coloni europei. Ad oggi, di queste popolazioni sono soprattutto famose: gli Inca, gli Aztechi, i Maya ed i Toltechi a cui, ovviamente, si aggiungono poi numerosi gruppi minori.
Ufficialmente, le Americhe vennero scoperte il 12 ottobre del 1492 d.C. o, più precisamente, in questa data, per la prima volta, un Europeo mise piede sulle terre americane; costui era Cristoforo Colombo, noto navigatore Genovese inviato dalla regina di Spagna alla scoperta delle indie. Nonostante questi dati siano certi, vi è comunque ancora molta confusione sulla reale appartenenza del noto "primo sbarco"; si ritiene infatti che Colombo non fu veramente il primo europeo a giungere nelle americhe, bensì, si suppone che, prima di lui, già alcune popolazioni vichinghe, provenienti dal nord europa, avessero toccato il suolo americano. Secondo queste teorie, non ancora del tutto confermate, dunque, alcuni vichinghi sarebbero giunti sull'isola di Terranova e, forse, sulle coste Canadesi, attorno al 1100, mentre i primi avvistamenti delle terre americane risalirebbero addirittura al 986.
Ciò che sicuramente segnò profondamente le americhe fu però la colonizzazione da parte degli europei: dopo che Colombò aprì la strada delle Americhe al Vecchio Mondo e dopo che che Amerigo Vespucci si accorse della novità costituita da questo continente prima sconosciuto, gli europei, specialmente spagnoli, inglesi e francesi, si lanciarono alla conquista delle Americhe colonizzandone i territori. Qui, le storie del sud e del nord america si divisero: mentre il primo divenne preda dei coloni spagnoli e portoghesi che sfruttarono indigeni e terreni, il secondo divenne invece il rifugio di francesi ed inglesi che, sfuggendo alle pressanti situazioni dei loro paesi natii(per motivi religiosi, economici ecc..), giunsero qui in cerca di un luogo tranquillo e prosperoso in cui vivere e far crescere le future generazioni. Così, mentre il sud si impoveriva, il nord prosperava dotato della nuva vita del Vecchio Mondo. I coloni, in oltre furono la causa della scomparsa delle popolazioni precolombiane che vennero sterminate in parte, per mano dei feroci coloni ed, in parte, dalle numerose malattie ed epidemie portate dl nuovo mondo a cui gli indigeni non avevano nè rimedi nè difese naturali. In fine, i coloni, provenienti da tutta Europa, importarono anche un numero impressionente di schiavi provenienti dall'Africa che venivano impiegati nei vasti latifondi o come domestici presso le case dei nobili; questo fenomeno è noto come la "tratta dei negri". Da questo passato, si può facilmente intuire il motivo per il quale, ad oggi, il sud risulta nettamente più arretrato rispetto il nord America ed il perchè la popolazione americana risulti così estremamente disomogenea.
Il nord America, ricco e prosperoso, colmo di ideali e sogni di indipendenza venne presto a scontrarsi con l'autorità inglese d'oltreoceano. Attorno al 1760 i numerosi scontri tra coloni americani e madrepatria inglese portarono ad una crescente tensione nei rapporti con l'Inghilterra che vide nel desiderio di indipendenza una grave minaccia alla sua autorità. Nel 1775 ebbe dunque inizio una sanguinosa guerra che vide George Washington, comandante degli eserciti americani (a cui si affiancarono i francesi), affrontare coraggiosamente gli eserciti inglesi combattendo per la libertà e l'indipendenza degli stati americani. La Guerra d'Indipendenza culminò con la Dichiarazione di Indipendenza adottata dal Congresso, redatta in gran parte da Thomas Jefferson, il 4 luglio del 1776 (data ancora oggi celebrata come "giorni dell'Indipendenza"). Nacquero così gli Stati Uniti d'America la cui costituzione venne ratificata nel 1788 e il cui primo presidente, nientemeno che George Washington, entrò in carica l'anno successivo.
Dalla Dichiarazione di Indipendenza, nella quale si diceva che tutti gli uomini sono creati uguali e sono dotati di diritti inalienabili, sorsero anche dubbi e perplessità a proposito della schiavità e delle condizioni degli schiavi. Mutarono così anche gli atteggiamenti nei confronti della schiavitù che, tuttavia, nella parte settentrionale, rimase in uso fino al 1804, mentre nel resto del paese venne protetta da una clausula della Costituzione fino al 1808.
La storia dell'indipendenza del sud America risentì invece della complessa situazione europea in cui la madrepatria risentì delle pressioni dell'imperatore francese Napoleone. Le numerose battaglie per l'indipendenza ebbero inizio con la spedizione guidata da Josè se San Martin che guitò il proprio esercito oltre le Ande alla conquista della libertà. Numerosi furono gli scontri ed ingenti le perdite, ma l'intento venne comunque portato a termine nella battaglia di Boyacà in cui gli indipendentisti vennero guidti da Simòn Bolivar. Tuttavia, nei secoli successivi, il sud rimase vittima di numerosi regimi dittatoriali.